A soli sette anni aiutava i genitori nella preparazione di alcuni piatti tipici, come ‘a zupp ‘e cozzeche e ‘o bror ‘e purpo. Quest’ultimo evoca visioni e sapori lontani di una Napoli antica, dove questa pietanza è stata un’anticipazione dell’attuale “street food”, veniva infatti servito in una semplice bicchiere per strada. Quella bambina sedeva su una cassetta di birre: qui, giorno dopo giorno, imparava l’arte di selezionare e pulire le cozze da papà Raffaele, detto “Papucc o’ marenaro”, e da mamma Maria “l'Acquaiola”, che avevano un locale a Porta Capuana. E apprendeva non solo gesti e nozioni, ma iniziava a vivere sulla propria pelle “le gioie e i dolori” del portare avanti un’attività di famiglia, oltre ad imparare a conoscere il pescato buono e l’animo delle persone: Assunta è diventata così una donna capace di accordare il suo cuore di donna generosa all’intelligenza di un’imprenditrice coraggiosa.